Il mondo dentro visto dall’alto

Il mondo dentro visto dall’alto

Spesso noi piloti di parapendio biposto ci chiediamo cosa provano i nostri passeggeri, sembra una domanda di circostanza ma non lo è.
Il fatto è che ogni passeggero ha la sua personalità, le sue motivazioni il suo modo di vivere le esperienze, e se è vero che ci sono dei tratti comuni che uniformano il comportamento umano davanti agli eventi, è altrettanto vero che se sviluppiamo la capacità di leggere le sfumature della personalità del passeggero che accompagni in quel momento in volo, sia il pilota sia il passeggero potranno godere in modo più profondo l’esperienza vissuta assieme.
Non è forse vero che con le giuste parole e i giusti atteggiamenti si possono motivare le persone a fare cose che loro stesse ritengono impossibili? Questa è secondo me la differenza tra un buon pilota di parapendio biposto e un pilota di parapendio biposto.

Ho fatto questa lunga premessa per provare a raccontare cosa vedo negli occhi dei passeggeri durante i nostri voli in parapendio biposto, non voglio qui essere analitico nella descrizione, ne avere la pretesa di fare psicologia spicciola, semplicemente voglio provare a raccontare dei piccoli pezzi di vita in volo con un occhio alle emozioni più che al volo stesso. Siamo sinceri anche noi piloti di parapendio biposto abbiamo i nostri grandi limiti, ricordo benissimo la sensazione di tensione che provavo nei miei primi voli in compagnia dei passeggeri, dopo anni ed anni passati a spasso per il cielo in perfetta solitudine, mi ritrovavo adesso un essere umano attaccato assieme a me alla stessa vela, e vi assicuro che è una cosa molto strana.

Mi ci sono voluti molti voli per riuscire ad essere rilassato e poter mettere in moto tutti quegli automatismi che mi permettessero poi di avere la mente libera per poter osservare finalmente chi in quel momento condivideva con me la sua prima esperienza di volo in parapendio biposto.
Tralascio le esperienze fatte negli anni 90, troppo lontane nel tempo e troppo sporadiche per poter essere ricordate ancora, ma ricordo perfettamente in tempi più recenti i primi voli assieme alla mia compagna, che si è suo malgrado prestata a farmi da cavia in questo mio percorso come pilota di parapendio biposto.
Il primo volo a dire il vero è stato traumatico per entrambi, tanta era l’emozione per tutti e due nel condividere quest’esperienza, ma passata la prima fase abbiamo iniziato a godere e condividere le emozioni del volo, con il tempo ho poi iniziato ad avere diversi passeggeri, ma erano tutti della cerchia di amici degli amici e conoscenti vari.

Il vero salto evolutivo è avvenuto quando ho iniziato a portare in volo dei perfetti sconosciuti, ecco quello è un passaggio veramente importante nel percorso di un pilota di parapendio biposto, condividere con chi bene o male conosci o condividere con chi vedi per la prima volta ti proietta su due mondi completamente diversi. I primi voli con passeggeri sconosciuti sono stati piuttosto impegnativi, non certo sotto l’aspetto tecnico del decollo o dell’atterraggio, ma direi piuttosto e soprattutto sotto l’aspetto psicologico, cercare di capire nel giro di pochi minuti chi hai davanti e come comportarti nei suoi confronti non è una cosa cosi semplice e scontata.

Ma il secondo salto evolutivo, e qui si arriva al punto della questione, è cercare di capire prima di decollare e durante il volo cosa passa per la testa dei tuoi compagni di volo occasionali. E questo è molto difficile da fare per due motivi, o sono troppo eccitati e sopraffatti dall’emozione e quindi molto rumorosi oppure, ed è la maggior parte dei casi, silenziosi e taciturni fanno giusto qualche domanda di circostanza ma per la maggior parte del tempo in volo osservano silenziosi. E allora come fare a carpire e capire quello che provano? Semplice attraverso gli occhi e soprattutto osservando il loro respiro.
Lo sguardo è non è l’unico modo per entrare in contatto con il tuo passeggero, gli occhi possono dire molto ed è fondamentale osservarli durante il volo per capire se il passeggero è veramente a suo agio o se prova un disagio che lo sta mettendo in difficoltà.

E’ vero che anche la parola ha un ruolo importante, ma tendenzialmente attraverso le parole spesso ce la raccontiamo un po’ anche a noi stessi, quindi non la ritengo un metodo affidabile per entrare in contatto con il passeggero del momento. Osservare il respiro è invece un metodo che ritengo infallibile, ci sono testi e studi decennali che collegano il respiro alle emozioni, non voglio certo qui rifarmi alla letteratura in questo campo per collegarla al mondo del volo in parapendio biposto, ma osservare se e quanto il proprio passeggero respira ci da subito la misura della sua tensione o del suo benessere in quel preciso momento. Ed è qui che entra in gioco la sensibilità del pilota di parapendio biposto nel saper sciogliere le eventuali tensioni, o nel capire che non è il caso di insistere perché il passeggero per oggi ha già raggiunto il suo limite di adrenalina sopportabile, o al contrario spingere un po’ di più perché ti accorgi che il tuo passeggero sela sta godendo davvero.

Ricordo lo sguardo meravigliato di una ragazza che al suo primo volo in parapendio biposto era letteralmente senza parole, le emozioni la stavano sommergendo ed era talmente tanta la gioia che provava e talmente tante le emozioni che le stavano attraversando l’anima, che ad un certo punto gli ho proposto di scendere per fare una piccola pausa e riprendere il volo più tardi in modo che potesse assimilare quello che stava provando in quei momenti.
Dopo la piccola pausa siamo ripartiti e nel secondo volo della giornata ho visto esplodere l’emozione dagli occhi di questa giovane ragazza, che a fine volo era talmente emozionata e felice che non riusciva più a trattenere le risate, non immaginate le belle emozioni che anche io ho provato e soprattutto la soddisfazione nel vedere quanta felicità è stata provata qual giorno.